24 febbraio-24 marzo. A un mese esatto dall’inizio della guerra, il Comitato MI’impegno ha promosso un momento di confronto per comprendere la situazione in Ucraina e i risvolti sul territorio italiano, in particolare su quello milanese.
Carmelo Ferraro, presidente di MI’impegno, ha dialogato in videoconferenza con padre Igor Boyko, rettore del seminario di Leopoli, e con Riccardo Bettiga, Garante per l’Infanzia di Regione Lombardia.
Dopo aver ringraziato per gli aiuti ricevuti, Padre Igor ha condiviso l’atmosfera vissuta da quando ha preso avvio il conflitto: “Nei primi giorni c’era grande panico tra la gente, con lunghe file per comprare i diversi prodotti e la volontà di scappare il prima possibile spostandosi al confine, verso gli altri Paesi. Tante persone hanno abbandonato le città, ben 400.000 cittadini sono passati da qui e in totale sono 3 milioni i profughi. Non tutti però hanno lasciato Leopoli: tanti sono rimasti nella speranza di ricongiungersi con i propri cari”. Già, perché i mariti e i figli più grandi sono impegnati a combattere e a difendere la loro terra.
A coloro che sono andati via, ovvero donne e bambini, padre Igor cerca di garantire nei limiti del possibile una vita tranquilla: “L’esercito e il popolo ucraino si sono uniti sotto il segno della solidarietà. Noi abbiamo aperto le porte del seminario a oltre 120 persone. Dobbiamo prenderci cura dei profughi e andare avanti, nonostante le sirene, gli allarmi e la necessità di nascondersi nei bunker”.
Naturalmente i più fragili coinvolti in questo dramma sono i bambini, di tutto il mondo, già provati da due anni di pandemia.
“I bimbi da noi capiscono e sentono che c’è la guerra e quindi la sofferenza. Forse non attribuiscono il medesimo significato dato dagli adulti, ma percepiscono che qualcosa viene portato via”, ha sottolineato Riccardo Bettiga. Il Garante per l’Infanzia di Regione Lombardia ha voluto dare un consiglio ben preciso: “La sofferenza non va tenuta nascosta ai nostri piccoli, è importante tuttavia riportare il sorriso e salvaguardare il diritto di essere felici e di giocare”.
Quanto ai bambini ucraini giunti in Italia, “spesso sono accompagnati dalle loro mamme, ma possono aver lasciato il loro papà al fronte con la preoccupazione e l’ansia che ne conseguono. Sono stati sradicati dal loro Paese e per fortuna hanno trovato una rete calda e accogliente nel nostro territorio”. Istituzioni, associazioni e cittadini hanno aperto le porte delle loro case: “Questa dimensione di carità e solidarietà stupisce ancora, dobbiamo esserne orgogliosi”.
La guerra sta durando ‘più del previsto’ e pertanto i profughi dovranno trattenersi in Italia per un tempo non limitato: “Le istituzioni si stanno muovendo per favorire ad esempio percorsi di educazione e scolastici, e il terzo settore della Lombardia sta facendo uno sforzo enorme per incrementare le reti di accoglienza; inoltre, i tribunali, le prefetture e tutto il sistema di tutela minorile è in allerta”.
La situazione più delicata è costituita dai minori non accompagnati, sebbene i numeri al momento siano bassi: “Nell’emergenza iniziale, i tribunali, grazie al supporto degli Ordini degli Avvocati, hanno trovato il modo di reperire tutori”. Bettiga ha poi aperto un bando pubblico per invitare qualunque cittadino a candidarsi per svolgere la funzione di tutore volontario, ottenendo una risposta davvero positiva, esemplare: “Dagli oratori alla grande impresa ho notato un’ampia disponibilità, trasversale a tutte le realtà e dimensioni sociali”.
Ed è ciò che serve in un momento terribilmente complicato, come testimoniato in chiusura da padre Igor: “I primi giorni i bambini giunti in seminario erano stressati, non volevano uscire dalle loro stanze, non comunicavano. In seguito dall’Italia è arrivato Marco, il clown (con la fondazione Arché n.d.r.). In 48 ore ha riportato il sorriso negli occhi dei bambini: hanno cominciato a sciogliersi, a ridere e a giocare insieme”. Quei sorrisi rappresentano senza ombra di dubbio la speranza in un futuro migliore, senza la guerra.
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