Dal 2001 è Direttore generale dell’Ordine degli Avvocati di Milano. Dal 2004 è Segretario generale dell’Unione Lombarda degli Ordini Forensi. E’ anche componente del Consiglio di Amministrazione di Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e di Fondazione Villa Mirabello Onlus-Milano. Nel 2013 ha fondato MI’mpegno, comitato civico indipendente che ha come obiettivo il coinvolgimento e il dialogo per affrontare ogni aspetto della realtà sociale, culturale e politica. Da MI’mpegno è nato il Laboratorio Sanità. Dal 2019 è presidente e portavoce di Piattaforma Milano, associazione politica civica e moderata che sviluppa proposte per Milano. Nel 2022 ha contribuito a fondare Rumore Sociale, periodico on-line.
Ora Carmelo Ferraro ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni regionali lombarde (12-13 febbraio) con la Lista Civica Fontana – Lombardia Ideale, che sostiene il presidente uscente. “Qualche mese fa ho incontrato Fontana, che conosco da un po’ di tempo come collega in quanto avvocato e poi nelle vesti di amministratore. Mi ha chiesto se volevo entrare nella sua lista civica. Dopo un confronto con la mia famiglia e con quanti hanno condiviso con me le attività di impegno civico, ho accettato. Questa lista è l’ambiente più adeguato perché c’è la libertà di portare avanti i valori in cui credo senza avere restrizioni da parte dei partiti. Il mondo a cui mi riferisco – delle professioni, del terzo settore e delle associazioni – può essere rappresentato al meglio e il Presidente mi ha dato ampie garanzie in tal senso”, spiega Ferraro.
Quali sono le sue priorità?
“A me interessa prima di tutto sistemare la sanità lombarda, che comunque è la migliore del Paese. E’ stata messa a dura prova dal Covid. In altre regioni il sistema sarebbe crollato, qui ha resistito. E’ indispensabile intervenire per diminuire i tempi delle liste d’attesa, rendere più efficiente il sistema ospedaliero e quello del territorio.
Le problematiche relative alle liste d’attesa sono legate al Covid, che ha causato un blocco con un effetto a imbuto. Inoltre non è sufficiente l’organizzazione anche dal punto di vista informatico: il CUP (sistema di prenotazione n.d.r.) regionale non basta ed è inadeguato.
Il sistema ospedaliero è esploso durante l’emergenza pandemica, che ha impedito di fatto la gestione e cura delle altre patologie. Risulta vitale avere un coordinamento che permetta di affrontare le emergenze senza però dimenticare gli altri canali.
Per quanto riguarda il sistema del territorio, tramite una legge nazionale sono state istituite le case di comunità: la regione ha recepito il provvedimento e queste dovevano essere i primi luoghi d’accesso ancor prima degli ospedali. In realtà sono praticamente vuote perché prive di competenze e medici. O aumentiamo medici di base su territorio o sistemiamo case di comunità: non ci sono altre vie. In tal senso sono penalizzanti il numero chiuso a medicina e soprattutto la mancanza di borse di studio per gli specializzandi: dobbiamo farli lavorare negli ospedali come è avvenuto in via eccezionale negli ultimi anni. Deve essere la regola”.
In quali altri ambiti è urgente muoversi?
“Dobbiamo facilitare l’accesso dei giovani al mondo del lavoro e allo stesso tempo sburocratizzarlo, fornendo aiuto a chi assume e sostenendo piccole imprese e professionisti La mia terza priorità è il sostegno alle famiglie e ai più bisognosi. Regione Lombardia ha gli strumenti per agire in modo adeguato, ma serve una cabina di regia per evitare impoverimento e altre problematiche a catena. Avendo vissuto tanti anni all’interno di Onlus che lavorano su questi temi e conoscendo i mezzi di sostegno che abbiamo al Palazzo di Giustizia sappiamo come muoverci. Inoltre va sviluppato di più il principio di sussidiarietà. Io sono convinto che i lombardi sappiano benissimo cosa bisogna fare, come si portano avanti le aziende, le famiglie, le scuole… bisogna semplicemente permetterglielo. E quindi, ripeto, vanno semplificate le norme e le procedure, dando degli sgravi fiscali e voucher per chi fa e produce. Lo stato non arriva dappertutto e nemmeno la regione: lo si è visto proprio durante il Covid, quando a fare la differenza è stato il mondo del volontariato”.
Il tema giustizia la riguarda da vicino data la sua professione
“La giustizia per certi versi è peggio della sanità. Nella sanità c’è un’idea di managerialità: negli ospedali ad esempio è presente un direttore generale, a capo di una struttura che governa. Tutto ciò manca nell’ambito giudiziario. In ogni caso abbiamo fatto tantissimo: 15 anni fa abbiamo inventato a Milano il processo civile telematico, l’informatizzazione del sistema giustizia civile. Nessuno ci aveva detto che bisognava agire così. Ci siamo messi al tavolo con gli avvocati, il presidente del Tribunale, il rappresentante del Ministero della Giustizia, i responsabili dei sistemi informatici e una società privata e siamo riusciti a concretizzare il progetto. Durante la pandemia non si è bloccata la giustizia perché eravamo già pronti. In caso contrario saremmo stati fermi per almeno un anno. Insomma, quando c’è la buona volontà le cose possono essere realizzate”.
Giorgio Meroni