A livello mondiale, si sta infatti riconoscendo la necessità di fare delle città non solo luoghi efficienti e tecnologicamente avanzati, ma anche spazi inclusivi, sicuri e resilienti. Il professor Caprio, noto urbanista e codirettore del Master PolisMaker al Politecnico di Milano, è una delle voci più autorevoli su questo fronte. La sua visione per una smart city non solo tecnologicamente avanzata, ma anche umanistica, risuona nel progetto che punta a mettere le persone – e non solo l’efficienza – al centro delle politiche urbane.
Il programma delle Nazioni Unite non si limita a promuovere l’uso della tecnologia nelle città, ma si concentra sull’inclusione sociale, ponendo particolare attenzione alle comunità più vulnerabili e marginalizzate. In un mondo in cui la digitalizzazione rischia di creare nuove esclusioni, le linee guida propongono un modello di città che abbracci tutti i cittadini, indipendentemente dall’accesso alle risorse tecnologiche.
L’esperienza del PolisMaker in questo campo è fondamentale: il suo approccio multidisciplinare, che unisce urbanistica, tecnologia e sostenibilità, ha contribuito alla stesura di queste linee guida, che cercano di superare il semplice concetto di Smart City per abbracciare quello di Care City. Le Care Cities non solo ottimizzano l’efficienza e le risorse attraverso le tecnologie, ma promuovono la cura delle relazioni umane e l’inclusione sociale. È un paradosso delle città moderne: la tecnologia promette di far risparmiare tempo, ma allo stesso tempo rischia di privare gli individui del tempo per le relazioni e la riflessione.
Il PolisMaker si è già distinto per il suo contributo a iniziative internazionali come la Summer School della Rete Laudato Si’. Tenutasi pochi giorni fa nella Valle di Blenio, in Alto Ticino, la Summer School di quest’anno ha affrontato il tema dell’accelerazione sociale e delle sue implicazioni per la vita umana, approfondendo il rapporto tra spazio urbano e benessere spirituale e sociale. Il PolisMaker, grazie al suo contributo multidisciplinare, ha portato in questo contesto una riflessione sulla necessità di creare città che non solo siano intelligenti, ma anche vivibili e sostenibili, capaci di rallentare il frenetico ritmo della modernità.
Mentre Milano continua a celebrare eventi come la Green Week, è grazie a istituzioni come il PolisMaker e a figure come Santiago Caprio che la città si ritrova protagonista nelle sfide globali del futuro urbano. Il contributo alla definizione delle International Guidelines on People-Centred Smart Cities rappresenta una pietra miliare nel dibattito su come le città del futuro debbano essere progettate: non solo per ottimizzare risorse, ma per promuovere una vita urbana più umana, sostenibile e inclusiva. È una sfida ambiziosa, ma che Milano, con il suo impegno internazionale e accademico, è pronta ad affrontare.
di Marcello Menni
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