Educare all’affettività significa insegnare ai giovani a riconoscere e gestire le proprie emozioni e relazioni in modo rispettoso. È un percorso che favorisce la decostruzione degli stereotipi di genere, l’empatia, la consapevolezza e il rispetto reciproco, prevenendo così la violenza di genere, il bullismo e il cyber bullismo. Per affrontare le sfide di un mondo sempre più complesso, in cui i social media amplificano ansie e insicurezze, servono strumenti educativi adeguati e il supporto di esperti. In Italia, a differenza di molti Paesi europei, l’educazione all’affettività non è obbligatoria. Introdurla, con una formazione adeguata per insegnanti e operatori, potrebbe contribuire a una società più equa e consapevole. Se ne parlerà giovedì 10 aprile, dalle ore 14.30, all’Università di Milano-Bicocca in una conferenza intitolata “Educare all’affettività: un antidoto contro la violenza di genere”.
Sarà l’occasione per presentare un progetto del dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, in collaborazione con il dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano-Bicocca, promosso e voluto dalla Fondazione Una Nessuna Centomila. Dopo l’introduzione della rettrice Giovanna Iannantuoni, della presidente della Fondazione Giulia Minoli e di Antonella Centra, rappresentante del donor Gucci, sarà la responsabile del progetto Marina Calloni (Università di Milano-Bicocca) a offrire una panoramica sull’educazione all’affettività, mettendo in evidenza il ruolo nella prevenzione della violenza di genere e nella tutela dei diritti umani.
La prima parte dell’incontro prevede gli interventi delle due vicepresidenti della Fondazione Una Nessuna Centomila, Celeste Costantino, che analizzerà la mancanza di un quadro normativo in Italia, e Lella Palladino sul ruolo dei centri antiviolenza nella prevenzione. La seconda parte, a cura del gruppo di ricerca dell’Università di Milano-Bicocca, sarà introdotta dalla professoressa Elisabetta Biffi, che evidenzierà l’importanza di un approccio alla ricerca in chiave europea. Gli interventi successivi metteranno a confronto le normative di diversi Paesi dell’Unione Europea con il caso italiano. Stefania Voli esaminerà l’implementazione di progetti di educazione all’affettività in Francia e Polonia, Eliana Debia le esperienze di Svezia e Spagna. Simone Colli Vignarelli illustrerà il caso italiano, ponendolo in relazione con convenzioni internazionali e direttive europee.
Le ricerche scientifiche confermano che un’educazione strutturata è essenziale per prevenire la violenza di genere e le discriminazioni legate a genere e sessualità, sottolineando l’urgenza anche in Italia di un intervento legislativo che riconosca questo diritto a tutte le studentesse e gli studenti.
L’evento, in presenza e con accesso libero, può essere seguito anche da remoto a questo link.