Per la prima volta nei loro 28 anni di storia il raduno annuale dei City Angels si terrà a Milano, la città dove sono nati. L’appuntamento è per domenica 9 ottobre, presso la Società Umanitaria, il primo istituto filantropico milanese fondato nel 1893.
“Era giusto farlo, per ricordare la nostra storia e il fatto che tutto sia partito da Milano” spiega il fondatore, Mario Furlan. L’anno scorso il raduno si è tenuto a Bergamo, città martire della pandemia, dove i volontari in basco blu hanno moltiplicato i loro sforzi durante il lockdown assistendo centinaia di persone chiuse in casa e tenendo aperte due mense per i poveri. Dal 2010 fino al 2019 il raduno si era tenuto a Rimini; e prima, quando gli Angeli erano ancora pochi, si svolgeva nel convento di Bedonia, sull’Appenino parmense.
Era il 1994 quando Mario, giovane giornalista che lavorava alla Mondadori con Alfonso Signorini, mollò tutto per dare vita ad un’associazione molto particolare. Di volontari in divisa, che aiutassero chiunque abbia bisogno sulla strada: senzatetto, ma anche cittadini in difficoltà e vittime della criminalità. Così sono nati i City Angels che oggi operano in 20 città italiane e in tre svizzere.
Quest’anno è stato particolarmente duro per i City Angels, come testimoniato da Furlan in un’intervista esclusiva a Rumore Sociale. Da quando, il 24 febbraio, Putin ha attaccato l’Ucraina, i City Angels di molte città si sono subito attivati per mandare beni di prima necessità a quella terra martoriata. O per ospitare ucraini in Italia. Alcuni volontari sono andati in Polonia, e in Ucraina, con camion carichi di beni.
“E sono tornati scossi nell’animo. E’ una scossa, un piccolo choc, simile a quello che ogni volontario di strada dovrebbe provare quando incontra un bisognoso. Anche dopo tanti anni, e dopo averne visto migliaia di clochard, ogni volta che ne vedo uno è una piccola sofferenza. Perché nessuno dovrebbe essere costretto a dormire per strada. Proprio per questo ormai da 11 anni abbiamo aperto centri d’accoglienza per senzatetto: a Milano, Monza e Varese. E facciamo di tutto perché stiano bene non solo fisicamente, con buon cibo e un letto accogliente, ma anche psicologicamente. Li accogliamo come nostri fratelli sfortunati: con amore, a braccia aperte. E il loro Grazie è il nostro premio più bello”, racconta ancora un emozionato Furlan.